Emozioni: le abbiamo studiate, classificate, standardizzate, rappresentate graficamente, contrassegnate con un colore, drammatizzate, descritte minuziosamente in ogni piccola sfaccettatura, associate alle variazioni fisiologiche, etc… Sono stati scritti tomi su tomi per insegnarci a riconoscerle, dominare, gestirle, ignorarle, etc…ma loro sono sempre lì e a volte sembra che non abbiamo ancora capito bene cosa farci.
Stare con un’emozione che ci esplode dentro è come avere in mano una bottiglia di una bibita gassata dopo averla agitata per benino e senza tappo. Possiamo quindi scegliere di lasciare che tutto il gas ed il liquido esca fuori senza preoccuparci minimante su cosa o chi verrà “investito”, o cercare di tapparla quanto prima con zampilli che finiranno comunque ovunque intorno a noi. Oppure potremmo riuscire ad avvitare il tappo prima di far “danni”, ma in questo caso la pressione all’interno della bottiglia aumenterà e non sapremo cosa succederà se non con lo scorrere del tempo. Potrebbe esplodere la bottiglia, saltare il tappo o sgasarsi del tutto….in quest’ultimo caso potremmo avere l’impressione di aver fatto il minor danno possibile ma ci ritroveremmo con una sostanza liquida che ha perso la frizzantezza che la contraddistingueva.
Così accade con le emozioni, che sono la nostra forza vitale, il nostro brio, la nostra frizzantezza e che emergono in noi talvolta in maniera inaspettata ed improvvisa, a cui possiamo non trovare una spiegazione razionale, o almeno non subito.
Quindi cosa ci facciamo con questa bottiglia sotto pressione?
Quello che vogliamo. Non è tanto importante ciò che scegliamo di fare ma darci l’opportunità di stare con quella bottiglia in mano proprio in quel momento. Guardare e riconoscere che ciò che abbiamo in mano è una bottiglia d’acqua frizzante, una cola, un Franciacorta o un’aspirina effervescente senza pensare che volevamo un’altra cosa, darle un giudizio buono/cattivo, lanciarla via o fingere che sia un’altra cosa… è quello che abbiamo in quel momento. E, solo dopo aver anche guardato e riconosciuto ciò e chi abbiamo intorno proprio in quel momento, potremmo scegliere se e cosa fare in modo consapevole.
Le emozioni, aldilà della letteratura, delle ricerche scientifiche, delle categorizzazioni e delle tecniche, sono espressioni autentiche di noi stessi, ci raccontano dove siamo stati, dove siamo e dove vogliamo andare. Darci la possibilità di sentirle, riconoscerle ed accoglierle per come emergono è ciò che ci consente di sentirci interi, connessi e radicati in quel momento e ci dà energia e direzionalità per “andare verso” l’ambiente esterno.
Quindi la prossima volta che la pressione nella bottiglia aumenterà: “cosa faremo come ci staremo?”