Terapia della Gestalt Psicosociale

Per sapere come, quando e dove è nata e si è sviluppata la psicoterapia della Gestalt è sufficiente navigare un po’ in rete, ci sono molti siti che forniscono informazioni di base.

Per avere informazioni sulla terapia della Gestalt Psicosociale c’è il link di riferimento nella sezione apposita del sito.

Per ulteriori approfondimenti c’è una sezione apposita con i testi di riferimento.

E quindi qui non scrivo nulla?

Sbagliato!

Mi piacerebbe raccontare cos’è per me la psicoterapia della Gestalt Psicosociale, come la struttura teorica di questo orientamento ha incontrato il mio modo d’essere ed insieme abbiano contribuito alla mia formazione e crescita personale e professionale. In particolare ci sono dei concetti chiave che per me fungono da “coordinate” per conoscersi e muoversi all’interno di se stessi ed all’esterno, nelle relazioni con gli altri e nel proprio contesto.

Partiamo da noi stessi, perché il punto di partenza di ogni viaggio, fisico o psicologico, siamo sempre noi: quello che sentiamo, quello che ci piace e quello che non ci piace, ciò che desideriamo. Siamo noi che scegliamo la direzione per noi stessi ed è solo su noi stessi (e siamo solo noi) che possiamo scegliere di fare eventuali modifiche e cambiare.

Le emozioni danno energia e ci direzionano nella vita, anche se a volte in modo inconsapevole, possono bloccare o farci agire in modo impulsivo. Tutte le emozioni hanno pari dignità e importanza per l’individuo, non ce ne sono di sbagliate, ed hanno sempre un significato anche se non è sempre palese.

La consapevolezza di ciò che si sente è fondamentale per muoverci nelle relazioni e nel mondo, in modo congruo alle emozioni che proviamo, e non essere frammentati.

La responsabilità di ciò che scegliamo per noi stessi, di come stiamo al mondo ci da la libertà di scegliere dove andare e di cambiare rotta.

L’importanza dell’essere in relazione è un’esperienza che viviamo quotidianamente, per quanto più o meno ampie e profonde possano essere le nostre relazioni sociali. Ovviamente ogni relazione è differente dalle altre e soprattutto unica. Alcune relazioni sono profonde, altre superficiali, altre virtuali, ma il nesso che le accomuna è la spinta innata dell’essere umano ad incontrare l’Altro da sé. La relazione con l’altro ci da nutrimento se è sana, ma può generare sofferenza se è patologica.

Il contesto è la nostra cornice di riferimento, il luogo in cui facciamo esperienza e non possiamo prescindere da esso. Per il proprio benessere è fondamentale sentirsi “interi” ovvero dare spazio a ciò che si prova, dargli un nome ed esserne consapevoli, ed infine decidere se esprimerlo. Quest’ultimo è, un passaggio fondamentale. Così come è importante soffermarsi su ciò che si prova, è importante essere ancorati al contesto e valutare se l’espressione di ciò che stiamo provando è congrua con ciò che ci è intorno nel qui ed ora. Inoltre è importante anche valutare le risorse reali presenti, in quel dato momento, nel proprio contesto.

Ed infine quindi l’adattamento creativo, ovvero la nostra capacità innata di trovare la soluzione, talvolta “meno peggio”, per sopravvivere a situazioni difficili presenti nel contesto. Sacrifichiamo qualcosa di noi per andare avanti, attingiamo alla nostra resilienza e resistiamo. Ma l’ adattamento creativo da nostro alleato per la sopravvivenza può trasformarsi nel nostro nemico più efferato diventando il problema principale nella nostra vita, impedendoci di entrare in contatto con noi stessi, con gli altri e con il mondo, privandoci di uno dei nostri bisogni fondamentali: l’appartenenza. Può accadere, infatti, che ciò che ci ha “salvato” in una situazione difficile lo replichiamo indistintamente in qualsiasi contesto a prescindere dell’effettivo bisogno per noi stessi.

Ciò che va oltre le speculazioni teoriche è l’autenticità, una caratteristica umana che non deve essere imparata o esercitata, ma piuttosto riscoperta e valorizzata. L’autenticità è alla base di ogni relazione sana. Essere autentici non significa dire e fare tutto ciò che si pensa o si sente, rendersi “nudo” di fronte all’altro. Significa stare nella relazione consapevoli di ciò che si sente ed agire, oppure no, essendo in linea con il proprio sentire e con il contesto in cui ci troviamo, esserci nella relazione con il proprio modo unico.

Il lavoro in psicoterapia è orientato quindi all’esplorazione del modo unico del paziente di stare e muoversi nel mondo attraverso esperienze corporee ed emotive, aumentando consapevolezza, responsabilità ed autoefficacia, sperimentandosi all’interno di una relazione sana e di cura con il terapeuta.

Ovviamente questa è una spiegazione “light” di un percorso terapeutico, che è unico ed inedito, frutto dell’incontro tra paziente e terapeuta e creato da entrambi, e dalle reciproche intenzionalità al contatto. Il terapeuta è un po’ come il “capitano di una nave” nel mare in tempesta della vita del paziente, tenendo la rotta per aiutarlo e sostenerlo nel raggiungimento della scoperta del suo tesoro.

Queste per me sono in breve (molto in breve) le fondamenta che ho costruito con lo studio della psicoterapia della Gestalt Psicosociale.

Il resto della struttura (1° piano, 2° piano e così via….) lo sto costruendo e continuerò a costruirlo con le mie esperienze personali, con eventi di formazione e con ogni singolo paziente che incontrerò.

Dottoressa Teresa Errico

Psicologa – Psicoterapeuta

P. IVA 07926261210

COPYRIGHT © essercinellarelazione.it 2015 – 2024