“Il silenzio è d’oro”. Pienamente d’accordo…è davvero prezioso.
In psicoterapia il “non dire” è un “dire”. In altri termini il silenzio non è assenza di comunicazione ma è la comunicazione che si vuole dare all’Altro. Ci possono essere momenti di silenzio anche lunghi durante una seduta, momenti densi, pregni di significato relazionale pur in assenza di comunicazione verbale.
In giurisprudenza il silenzio può assumere 3 significati differenti a seconda di ciò che prescrive la norma nella circostanza in cui avviene: può essere assenso (se non ti do comunicazione confermo la tua richiesta), diniego (non ti do comunicazione perché non accolgo la tua richiesta) o inadempimento (non ti do alcuna comunicazione, né a favore né contro, entro i termini prescritti per mancata elaborazione della stessa).
Nelle relazioni quotidiane può accadere di scegliere di restare in silenzio o di avere di fronte l’Altro che resta in silenzio…che significato diamo al silenzio?
Il vissuto del silenzio, sia quando siamo agenti che quando lo riceviamo, potrebbe essere letto non come atto comunicativo ma come “assenza” oppure “non scelta”, “vuoto”, “allontanamento”, “disinteresse”, etc…
Quando scegliamo noi di restare in silenzio potremmo più o meno essere tranquilli, abbiamo scelto noi di non comunicare verbalmente e questa scelta avrà una sua coerenza con il nostro modo di essere in quel momento, più o meno consapevole. Ma l’altro? Siamo proprio sicuri che possa aver colto il significato di questa scelta?
Cambiamo ruolo, siamo nel secondo caso, quando siamo noi a ricevere il silenzio…cosa facciamo? Ma soprattutto come ci stiamo?…se ci stiamo…
Tra le varie possibilità di fronte al silenzio c’è quella di riempire quell’ apparente “vuoto” creato dall’ assenza di parole con le nostre proiezioni. Affidarci, per esempio, alla giurisprudenza e dare un senso di assenso, diniego o inadempimento in base al nostro vissuto personale.
Tutto ciò potrebbe accadere perché noi potremmo mal tollerare il silenzio…
Il silenzio, infatti, favorisce l’entrare in contatto con ciò che si sente in quel momento, non essendoci le parole che talvolta vengono utilizzate proprio per allontanarci da quel preciso momento. Quindi non sempre potremmo essere in grado di sostenerlo, proprio per non entrare in contatto con ciò che stiamo sentendo e magari iniziare a parlare di argomenti a caso o dare un significato tutto nostro al silenzio dell’Altro. Questa modalità però ci allontana dalla relazione.
Non è il silenzio ad interrompere il contatto ma ciò che noi scegliamo di fare quando ci troviamo immersi in esso.
Ciò che ci permette di restare in contatto con l’Altro è ascoltarci per sentire l’effetto che quell’ assenza “solo di parole” ha su di noi…e stare con cosa ci sta comunicando l’Altro. Il passaggio successivo potrebbe essere riportare autenticamente all’ Altro ciò che abbiamo provato.
Ed anche quando saremo noi a scegliere il silenzio potremmo chiederci se l’Altro ha colto ciò che volevamo comunicargli.
Il silenzio, quando è accolto e sentito all’interno della relazione, consente di raggiungere un grado di intimità profonda ed è questo che lo rende davvero prezioso.
Quindi la prossima volta che resteremo in silenzio o che avremo qualcuno di fronte che resta in silenzio come sceglieremo di starci?