Noi scegliamo sempre quello che facciamo o non facciamo, in modo più o meno consapevole. Noi scegliamo di seguire un oggetto, un ideale, un sogno, un pensiero. Ognuno ha le sue passioni, i suoi desideri ed i suoi bisogni…ma quand’è che ciò che ci piace può diventare un ostacolo al nostro benessere? Cos’è che ci fa stare bene? Quando noi utilizziamo un oggetto per sostituire qualcosa di più difficile da raggiungere, come potrebbe essere esprimere una nostra passione, intraprendere un percorso di studi o professionale soddisfacente, avere buone relazioni amicali e/o con il partner/familiari, etc, è in quel momento che ci rendiamo ancora più instabili: è come nel più classico dei videogame quando bisogna scegliere se saltare su un susseguirsi di pedane traballanti che svaniscono appena ci poggi il primo piede, senza darti il tempo neanche di prender fiato da un salto all’altro (senza staccare il dito dal pulsante fino a farti venire un crampo); piuttosto che fermarti, respirare, scegliere il tuo obiettivo, raccogliere le energie e fare il salto che ti farà arrivare sul terreno più stabile! Certo non è detto che si riesca a raggiungerlo…si può anche cadere…e forse è questo che ci fa preferire le effimere pedane che, anche traballando, ci tengono “su” pur allontanandoci sempre più dal terreno stabile, piuttosto che puntare su qualcosa che, se non raggiungiamo, potrebbe farci sprofondare. In altre parole è molto più semplice, veloce ed a portata di mano concedersi l’ultimo modello di smartphone piuttosto che iniziare e mantenere una relazione sana o restare in contatto con i propri desideri e cercare di raggiungerli. Ancor peggio poi è scegliere di “correr dietro” ad oggetti che sappiamo di non poterci permettere economicamente: passare ore ed ore a rimirarli con la bizzarra idea che la possessione di quell’oggetto ci renderà felici…e nel frattempo che noi ci perdiamo in futili fantasie, la vita scorre e noi rimaniamo sempre nello stesso punto, senza modificare nulla intorno e dentro di noi. E in questo stare fermo noi non siamo in contatto con ciò che realmente ci farebbe stare bene ma solo con ciò che ci sembra necessario, grazie anche alle grandi operazioni di marketing portate avanti da questa nostra società consumistica che negli anni ha fondato la sua economia proprio su questa illusione. Talvolta, però, abbiamo bisogno di quegli attimi fugaci e futili, potrebbero servirci perché sappiamo che la meta è molto lontana, perché forse non ce l’abbiamo neanche una meta o perché non siamo riusciti a raggiungerla o semplicemente sentiamo il bisogno di leggerezza. È trasformare questi attimi in quotidianità che diventa rischioso per il proprio benessere, vivere come un collezionista di oggetti e non di esperienze, emozioni, sensazioni di tutto ciò che ci radica alla realtà che stiamo vivendo qui ed ora. La differenza sta nell’essere consapevoli che non sarà un oggetto a renderci felice, appagati, farci sentire meno soli, a regalarci quelle emozioni e sensazioni che porteremo sempre con noi. Ma forse siamo solo in un nostro momento storico in cui ciò di cui abbiamo bisogno è un po’ di sollievo…anche se momentaneo. Quindi la prossima volta che passiamo le giornate a navigare su un sito di e-commerce o davanti ad una vetrina o nell’attesa che venga messo in vendita l’ultimissimo modello di “nonsocosa” dovremmo chiederci: “Ne ho davvero bisogno per stare bene?”