La nostra immagine allo specchio non è solo il riflesso di un corpo, una nostra copia.
Questa immagine riflessa, che può apparirci tanto familiare quanto sconosciuta, ci rimanda tutta la nostra storia fino a quel momento: le nostre esperienze con l’ambiente esterno, i nostri vissuti emotivi, i nostri pensieri e le nostre fantasie.
Quando noi ci guardiamo non vediamo meramente i lineamenti scolpiti dalla genetica, dal contesto ambientale, dal nostro stile di vita o dalle nostre scelte estetiche. Ciò che vediamo è quello che noi siamo in quel preciso istante come frutto del nostro percorso di vita…ma sappiamo guardarci davvero?
Quando osserviamo quel riflesso apprezziamo la forma che ha assunto in quel determinato momento?
Siamo continuamente sollecitati con immagini che ci propongono dei canoni estetici definiti e resi universali. Non voglio in questa sede entrare nel merito della scelta di questi standard.
Ciò che voglio portare in figura è che noi possiamo emanciparci da questi canoni, scegliere quelli che condividiamo, rifiutare quelli che non ci piacciono o non riteniamo di interesse e non per questo sentirci “fuori dal sistema”. Al contrario noi possiamo rendere la società più “colorata” portare la nostra unicità e la nostra bellezza individuale. Ma affinché ciò avvenga dobbiamo prima essere in grado di riconoscerla.
Se siamo abituati a calare acriticamente le “linee guida” suggeriteci caldamente e ossessivamente dalla cultura del momento, allora la nostra immagine riflessa potrebbe rimandarci solo tutto ciò che è in contrasto e non aderente a questi canoni.
Di conseguenza etichetteremo tutto quello che non è conforme come imperfezioni, arrivando addirittura a detestarlo. Capelli troppo crespi con cui dobbiamo combattere ogni giorno dedicando energie, tempo e risorse economiche pur di averli perfettamente perpendicolari al pavimento. Viceversa capelli troppo piatti che non riusciamo a tener su in nessun modo, etc… Così per qualsiasi parte di noi che coincide perfettamente con l’idea che ci viene fornita del “deve essere così”.
Il punto non è sperimentare o provare, come in questo caso, acconciature differenti, lasciandosi ispirare dalle mode del momento o dai consigli di chi ha una formazione e conoscenze in tal senso.
Piuttosto è l’affidare la scelta per dare forma ad una parte di se all’esterno di noi stessi. Essere in balia delle tendenze del momento, essere altro da noi, coprire, mascherare, denaturare, rinunciare a quello che siamo senza magari neanche darci l’occasione di conoscerci, di guardarci con gentilezza ed accogliere quello che siamo.
Potremmo dunque non piacerci semplicemente perché non ci siamo mai dati la possibilità di conoscerci, di guardarci davvero per quello che siamo.
Ma potremmo, proprio guardandoci, trovare degli aspetti di noi che non ci piacciono: Okay…possiamo cambiarli. La meraviglia è che nulla è scolpito nella pietra e resta immutato nel tempo. In qualsiasi momento possiamo scegliere in che direzione andare e la strada la sentiremo più solida quanto più questa scelta avviene in maniera consapevole ed autentica.
Non ci piace vedere il nostro corpo non tonico? Prendiamoci cura della nostra alimentazione, di eventuali problematiche di natura fisiologica e dedichiamo tempo ad una sana attività fisica. Tutto ciò sostenuto dall’amorevolezza di chi sta facendo qualcosa per prendersi cura di se, per sentirsi meglio e piacersi di più: un gesto di amore verso se stessi.
Scegliere come vogliamo essere, in questo caso in senso estetico, deve passare per un atto d’amore e non di violenza. Quotidianamente assistiamo a sfilate di corpi rifiutati, martoriati, violentati, nascosti, amplificati, privati della loro natura spontanea.
Gli input che arrivano dall’esterno dovrebbero essere calati su noi stessi, su quello che siamo per poi scegliere, con pensiero critico, quelli con cui stiamo comodi, che desideriamo autenticamente e che ci elicitano una sensazione di piacere puro, libero da stereotipi, dal “deve essere così” o dall’essere strumentalizzato per altri fini.
A volte però potremmo confondere quella che percepiamo come bruttezza estetica con qualcosa di più profondo, interno, intimo e che nulla ha a che fare con delle mani con cuticole perfettamente in ordine.
Possiamo ricoprire il nostro corpo con quintali di fanghi, creme esfolianti, idratanti e tonificanti. Possiamo annegarlo in litri di profumo o riempirci la testa di lacca, brillantina, gelatina, olio ai semi di lino etc…Ma non sarà mai abbastanza.
Ci ostiniamo e dedichiamo tante energie e tempo per essere perfetti ed impeccabili fuori quando ciò di cui effettivamente dovremmo prenderci cura è quella parte di noi interna che percepiamo come mostruosa.
Ma anche in questo caso possiamo scegliere di dedicare quelle energie e tempo per scoprire che abbiamo già qualcosa di bello ed altro invece che vogliamo rendere tale.
La consapevolezza ed il desiderio di benessere possono sostenerci nello spostare il focus da uno sguardo esterno ad uno sguardo interno. E, nel caso in cui non fossimo in grado di farlo da soli, possiamo affidarci ad un professionista che può accompagnarci e sostenerci in questa scoperta.
Siamo tanto più spontaneamente e naturalmente belli fuori quanto più ci sentiamo noi consapevolmente belli, senza alcuno sforzo, sia guardandoci dentro che guardandoci riflessi.
Ed infine se non ci piacciamo noi, se non riconosciamo il bello in noi, sarà difficile che ci piaccia l’Altro e riconoscere la bellezza di cui è portatore.
Potremmo confondere il piacere con l’ammirazione, ciò a cui vorremmo tendere noi. Oppure deleghiamo la nostra percezione del bello a ciò che ci viene detto che deve essere tale, affrontando l’eventuale delusione nel momento in cui ci potremmo rendere consapevoli di ciò che effettivamente ci piace.
Quindi la bellezza è negli occhi di chi guarda o nel corpo che la lascia esprimere?
Entrambe! È l’incontro di queste predisposizioni che ci consente di avere un’esperienza di connessione autentica con la bellezza che, prescindendo i canoni di perfezione e gli stereotipi culturali, è unica nel suo modo d’essere.
La prossima volta che vedremo la nostra immagine riflessa sceglieremo di “vederci” o “guardarci”?